PICS mira a fornire non solo ai giovani ma anche agli educatori ed alle famiglie gli strumenti necessari per combattere il fenomeno della violenza intesa soprattutto come bullismo e cyberbullismo, utilizzando un approccio educativo volto al cambiamento ed alla promozione del volontariato e del protagonismo dei giovani nella società.

Il progetto nasce dalla valutazione del contesto sociale ed educativo attuale e dall’osservazione delle richieste dei giovani, avanzate tramite i processi partecipativi e di coinvolgimento della società civile, con particolare attenzione ai risultati del processo di Dialogo Strutturato Europeo con i Giovani e quelli dei lavori dello scorso UN ECOSOC Youth Forum, focalizzato proprio sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, in entrambi forte è stata la rappresentanza delle istanze dei giovani italiani. In questi contesti, i principali focus hanno riguardato l’educazione, affinché essa possa essere più accessibile, inclusiva e permanente ed i temi della partecipazione giovanile e del volontariato, intesi come strumenti fondamentali per la prevenzione dei conflitti sociali e la costruzione di una convivenza armoniosa e responsabile che renda le nostre città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri e sostenibili. Infine, sempre forte è l’attenzione sul tema della violenza, in particolar modo sulle donne (come evidenziato dai dati nazionali ed europei), agita e subita spesso dai giovani nelle forme del bullismo e del cyberbullismo.

Il progetto PICS nasce anche dall’idea di stimolare un reale cambiamento di approccio a certi fenomeni, focalizzando l’attenzione sul fondamentale ruolo delle attività educative, sottolineando al contempo l’importanza del protagonismo giovanile e del volontariato per generare un reale impatto positivo a lungo termine.


Il Telefono Azzurro ci dice, infatti, che il problema riguarda non solo i giovani ma anche gli adulti: 1’81% dei genitori minimizza il problema, il 49% dei professori non sa rendere consapevoli i genitori e il 20% presenta difficoltà nel comprendere la gravità del fenomeno. Agire all’interno delle scuole ed avere un contatto diretto non solo con gli studenti ma anche con le famiglie e con i
docenti, come previsto dal progetto, può aiutare a capire meglio e prima certi fenomeni, facilitando la prevenzione.